In
fondo son come le trame. Quelle complesse dell'intreccio amoroso o
quelle lineari di un rapporto affettivo. Si vive sospesi fra trame
oscure e complotti, non sempre legittimi, non sempre reali. E così,
come ogni intreccio che si rispetti, le tele di Vittorio Amadio
volgono verso l'amoroso che in questo caso è per il suo modo di
intendere l'arte. Si può partire da una spatolata, perché il
pennello non ha la stessa capacità coprente, e sfociare in un delta
nel quale i colori si confondono e frullano come i passeri d'inverno.
Quelle di Vittorio Amadio sono situazioni, le sintesi di momenti
profondi una vita nella speranza che ce ne sia un'altra e un'altra
ancora. La velocità del gesto, del momento in cui l'opera prende
forma, è la conseguenza di pensieri che emergeranno sono dopo,
quando il quadro sarà finito e quel momento, a volte un istante,
fissato indelebilmente sulla tela.
E poi
rimirarla, quella tela, come fosse la sublimazione dell'esistenza, di
un insieme che abbraccia simultaneamente la vita e la morte, la
tristezza e l'allegria, il canto e il sonno. In fondo son come le
trame: tele d'inganno.
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