domenica 11 giugno 2017

Asta del Lions Club a Teramo. Le opere della collezione privata di Vittorio Amadio per il restauro del polittico di Jacobello del Fiore

Il cuore grande degli artisti

Asta a Teramo di 102 opere provenienti dalla collezione privata di Vittorio Amadio. Lo scopo nobile, è il restauro del Polittico di Jacobello del Fiore, deturpato da un gesto insano. Vere chicche, quelle che Amadio ha donato al Lions Club di Teramo, con il meglio dell'arte contemporanea italiana e internazionale del '900. L'asta, che proseguirà nei prossimi mesi in diverse sedi, ha richiamato la curiosità dei soci del Lions ma anche di collezionisti qualificati e amanti d'arte. Un appuntamento che ha confermato il cuore grande degli artisti sia quando c'è da contribuire alla ricostruzione che quando a essere salvata è un'altra opera d'arte.






















giovedì 8 giugno 2017

Vittorio Amadio. Tele d'inganno #1


In fondo son come le trame. Quelle complesse dell'intreccio amoroso o quelle lineari di un rapporto affettivo. Si vive sospesi fra trame oscure e complotti, non sempre legittimi, non sempre reali. E così, come ogni intreccio che si rispetti, le tele di Vittorio Amadio volgono verso l'amoroso che in questo caso è per il suo modo di intendere l'arte. Si può partire da una spatolata, perché il pennello non ha la stessa capacità coprente, e sfociare in un delta nel quale i colori si confondono e frullano come i passeri d'inverno. Quelle di Vittorio Amadio sono situazioni, le sintesi di momenti profondi una vita nella speranza che ce ne sia un'altra e un'altra ancora. La velocità del gesto, del momento in cui l'opera prende forma, è la conseguenza di pensieri che emergeranno sono dopo, quando il quadro sarà finito e quel momento, a volte un istante, fissato indelebilmente sulla tela.
E poi rimirarla, quella tela, come fosse la sublimazione dell'esistenza, di un insieme che abbraccia simultaneamente la vita e la morte, la tristezza e l'allegria, il canto e il sonno. In fondo son come le trame: tele d'inganno.

mercoledì 7 giugno 2017

Vittorio Amadio. Señoras negras: Jimena


Nelle notti della Sierra Morena appaiono così, e non sono capinere. Delle Señoras negras sono visibili i merletti, gli svolazzi, qualche chiffon e le linee bianche che disegnano profili. Sembra seta ma sono ombre chiare su fondo scuro, pensieri in negativo che tracciano la positività per allinearsi con realtà immaginifiche. Tutte hanno un nome che le contraddistingue, una famiglia da accudire, un bosco da attraversare, un matrimonio da celebrare con un lui che Vittorio Amadio, in questa serie, non mostra però c'è. Ogni tanto un sigaro acceso spunta nel buio della notte Morena. La punta gialla del riposo o quella rossa dell'ardimento. Un flamenco sbilenco, su fondo scuro, dà la sensazione di un ballo irrisolto di passi che si susseguono senza logica per formare una danza che voli verso il cielo non toccando mai terra.
Sono le Señoras negras, quelle che ballano senza ballare, cantano senza cantare, brillano pur non brillando se non di luce propria. E noi le amiamo come le ama l'artista, perché nulla c'è di più indefinito dell'amore. E nulla più umano di un sogno che non si realizzerà mai. Di questo gioco non fa parte la luce del sole, non c'è e non se ne avverte il bisogno. Belle le ombre della notte e bella la notte, se accanto c'è una Señora negra.