mercoledì 7 giugno 2017

Vittorio Amadio. Señoras negras: Jimena


Nelle notti della Sierra Morena appaiono così, e non sono capinere. Delle Señoras negras sono visibili i merletti, gli svolazzi, qualche chiffon e le linee bianche che disegnano profili. Sembra seta ma sono ombre chiare su fondo scuro, pensieri in negativo che tracciano la positività per allinearsi con realtà immaginifiche. Tutte hanno un nome che le contraddistingue, una famiglia da accudire, un bosco da attraversare, un matrimonio da celebrare con un lui che Vittorio Amadio, in questa serie, non mostra però c'è. Ogni tanto un sigaro acceso spunta nel buio della notte Morena. La punta gialla del riposo o quella rossa dell'ardimento. Un flamenco sbilenco, su fondo scuro, dà la sensazione di un ballo irrisolto di passi che si susseguono senza logica per formare una danza che voli verso il cielo non toccando mai terra.
Sono le Señoras negras, quelle che ballano senza ballare, cantano senza cantare, brillano pur non brillando se non di luce propria. E noi le amiamo come le ama l'artista, perché nulla c'è di più indefinito dell'amore. E nulla più umano di un sogno che non si realizzerà mai. Di questo gioco non fa parte la luce del sole, non c'è e non se ne avverte il bisogno. Belle le ombre della notte e bella la notte, se accanto c'è una Señora negra.

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