... ma
Modom
non si è accontentata di proporre al grande pubblico e agli esperti
di settore, il proprio lavoro. Ha voluto personalizzarlo ancora di
più chiamando un artista noto in molte parti del mondo, Vittorio
Amadio da Castel
di Lama, che su una
parete esterna di un modulo abitativo, ha dipinto un'opera unica e
irriproponibile.
L'art-exhibition
di Amadio,
il creare lì, in quel momento, un'opera, ha coinvolto centinaia di
persone armate di webcam e smartphone. Una potenza nella gestualità
e nel tracciare linee e volute, che ha affascinato ed entusiasmato.
Un
modo di produrre arte che ha avvicinato a quella parete, a quell'idea
di casa, un pubblico proveniente da ogni parte del mondo abituato sì
ad altre esibizioni, ma raramente di questo impatto. Forse a causa
del laboratorio-studio del
Teatro alla Scala a due
passi, Amadio
è stato il tenore impegnato in un romanza senza fine, un
accavallamento di note e colori in grado di produrre quella sindrome
sinestetica che ci permette di dare a ogni tocco di colore una
musicalità diversa e compulsivamente accattivante.
Il
tempo impiegato, l'abilità con la quale padroneggia qualsiasi
attrezzo del suo lavoro, ha reso la performance dell'artista
marchigiano quel qualcosa in più che non ha mai sfiorato lo
strabordante. La disponibilità dell'artista di mettersi a nudo,
dipingendo pubblicamente e senza maschere la sua opera, ha fatto il
resto, facendo letteralmente impazzire un pubblico non abituato alla
distanza così ridotta che intercorre fra l'artista e il suo supporto
pittorico.
Integrandosi
perfettamente con il contesto, Amadio
è riuscito a umanizzare ciò che appare standardizzato e
industrializzato, è riuscito insomma a creare quel momento che i
poeti e gli artisti definiscono con una sola parola: magia.
Lea
Emme
©LifeMagazine
Nessun commento:
Posta un commento