venerdì 18 novembre 2016

I giorni dopo la notte. Orizzonti per una mostra #1


Ci sono sempre giorni dopo la notte. E non è un assioma temporale. Ci sono notti in cui i sogni diventano incubi e l’alba non è solo la luce, ma l’inizio del ritorno alla vita. Ci sono notti in cui la voglia di andare è irrefrenabile come quella di smettere... di andare. Ci sono notti in cui i bombardamenti disegnano scie luminose e si resta con gli occhi aperti a chiedersi se non siano stelle filanti. Poi ci sono le notti buie della vita, quelle che non finiscono mai e che passi in un bar bevendo l’ultimo bicchiere di un liquido inutile e parecchio narcotizzante. Tutti questi giorni, e i profili d’orizzonte che li accompagnano, Vittorio Amadio li disegna e li colora,
 li slarga e li tratteggia, li compone in un unico che forma la sottile linea grigia e nera e bianca della visione diurna di tante paranoie notturne. Ci sono tutti gli orizzonti possibili: marini e terrestri, montani e desertici, postbellici e post-nucleari, idilliaci e reali, onirici e materici. Si susseguono uno dietro l’altro, e la linea si fa importante e assume la corposità di una dimensione esistenziale che un po’ prende il cuore, un po’ accarezza la mente, spesso fa sognare, spesso emozionare. Se si inseguono, uno dopo l’altro, uno dietro all’altro, il risultato è quello di una camminata sulla spiaggia devastata dalla burrasca, di un deserto sconquassato da bombe intelligenti tanto quanto i pensieri di solitudine che accarezzano i clochard dell’amore malati di rimpianto. Tutto questo si vede, e si segue, in “I giorni dopo la notte”, un’infinita strip da leggere come un fumetto, unica difesa possibile in un mondo di romantici incalliti e un po’ (tanto) frustrati.
Massimo Consorti


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