Sembrano
gli elementi di un processo riproduttivo, spore e pollini che vagano
nell'aria non trovando spazio sulla terra. Attendono, come fossero
semi destinati a dare mille e una vita, che il vento li depositi in
un campo fertile perché la voglia di esistere è maggiore di quella
di seccare e scomparire.
Si
leggono in 3D su quella base di ceramica simile a un tavolo cerato, e
a ogni sillaba corrisponde un sospiro e a ogni sospiro un urlo e a
ogni urlo uno sbattere di porte nella tempesta.
Così
Amadio immagina la nascita, un susseguirsi di pollini che compongono
un'aureola e più su, il dio della natura e delle messi che dà vita
anche agli esseri che popolano un universo immaginario, il suo,
quello dell'artista senza schemi. Le figure sono tante, appena
accennate nell'argilla. E combattono e s'incontrano senza mai
scontrarsi, perché questo macrocosmo d'artista non prevede guerre,
non immagina disfatte, lotta contro ogni sopraffazione. Dove non
arriva la massa di colore puro, subentra l'effetto acquerello voluto,
ricercato, santificato fino a fare da sfondo alle storie infinite di
un artista mai pago e socratianamente consapevole di doversi sempre
mettere in discussione.
Nessun commento:
Posta un commento