Poitiers 732 d. C.
Carlo Martello ritorna dalla Battaglia di Poitiers
Re Carlo tornava dalla guerra
lo accoglie la sua terra
cingendolo d'allor,
al sol della calda primavera
lampeggia l'armatura
del sire vincitor.
Il sangue del Principe e del Moro
arrossano il cimiero
d'identico color,
ma più che del corpo le ferite
da Carlo son sentite
le bramosie d'amor.
"Se ansia di gloria e sete d'onore
spegne la guerra al vincitore
non ti concede un momento per fare all'amore,
chi poi impone alla sposa soave di castità
la cintura ahimè grave
in battaglia può correre il rischio di perder la chiave".
Così si lamenta il Re cristiano
s'inchina intorno il grano
gli son corona i fior,
lo specchio di chiara fontanella
riflette fiero in sella
dei Mori il vincitor.
Quand'ecco nell'acqua si compone
mirabile visione
il simbolo d'amor,
nel folto di lunghe trecce bionde
il seno si confonde
ignudo in pieno sol.
"Mai non fu vista cosa più bella
mai io non colsi siffatta pulzella",
disse Re Carlo scendendo veloce di sella.
"De' cavaliere non v'accostate
già d'altri è gaudio quel che cercate
ad altra più facile fonte la sete calmate".
Sorpreso da un dire sì deciso
sentendosi deriso
Re Carlo s'arrestò,
ma più dell'onor poté il digiuno
fremente l'elmo bruno
il sire si levò.
Codesta era l'arma sua segreta
da Carlo spesso usata
in gran difficoltà,
alla donna apparve un gran nasone
e un volto da caprone
ma era sua maestà.
"Se voi non foste il mio sovrano"
Carlo si sfila il pesante spadone
"non celerei il disio di fuggirvi lontano,
ma poiché siete il mio signore"
Carlo si toglie l'intero gabbione
"debbo concedermi spoglia ad ogni pudore".
Cavaliere egli era assai valente
ed anche in quel frangente
d'onor si ricoprì,
e giunto alla fin della tenzone
incerto sull'arcione
tentò di risalir.
Veloce lo arpiona la pulzella
repente la parcella
presenta al suo signor:
"Beh proprio perché voi siete il sire
fan cinquemila lire
è un prezzo di favor".
"E' mai possibile o porco di un cane
che le avventure in codesto reame
debban risolversi tutte con grandi puttane,
anche sul prezzo c'è poi da ridire
ben mi ricordo che pria di partire
v'eran tariffe inferiori alle tremila lire".
Ciò detto agì da gran cialtrone
con balzo da leone
in sella si lanciò,
frustando il cavallo come un ciuco
fra i glicini e il sambuco
il Re si dileguò.
Re Carlo tornava dalla guerra
lo accoglie la sua terra
cingendolo d'allor,
al sol della calda primavera
lampeggia l'armatura
del sire vincitor.
lo accoglie la sua terra
cingendolo d'allor,
al sol della calda primavera
lampeggia l'armatura
del sire vincitor.
Il sangue del Principe e del Moro
arrossano il cimiero
d'identico color,
ma più che del corpo le ferite
da Carlo son sentite
le bramosie d'amor.
"Se ansia di gloria e sete d'onore
spegne la guerra al vincitore
non ti concede un momento per fare all'amore,
chi poi impone alla sposa soave di castità
la cintura ahimè grave
in battaglia può correre il rischio di perder la chiave".
Così si lamenta il Re cristiano
s'inchina intorno il grano
gli son corona i fior,
lo specchio di chiara fontanella
riflette fiero in sella
dei Mori il vincitor.
Quand'ecco nell'acqua si compone
mirabile visione
il simbolo d'amor,
nel folto di lunghe trecce bionde
il seno si confonde
ignudo in pieno sol.
"Mai non fu vista cosa più bella
mai io non colsi siffatta pulzella",
disse Re Carlo scendendo veloce di sella.
"De' cavaliere non v'accostate
già d'altri è gaudio quel che cercate
ad altra più facile fonte la sete calmate".
Sorpreso da un dire sì deciso
sentendosi deriso
Re Carlo s'arrestò,
ma più dell'onor poté il digiuno
fremente l'elmo bruno
il sire si levò.
Codesta era l'arma sua segreta
da Carlo spesso usata
in gran difficoltà,
alla donna apparve un gran nasone
e un volto da caprone
ma era sua maestà.
"Se voi non foste il mio sovrano"
Carlo si sfila il pesante spadone
"non celerei il disio di fuggirvi lontano,
ma poiché siete il mio signore"
Carlo si toglie l'intero gabbione
"debbo concedermi spoglia ad ogni pudore".
Cavaliere egli era assai valente
ed anche in quel frangente
d'onor si ricoprì,
e giunto alla fin della tenzone
incerto sull'arcione
tentò di risalir.
Veloce lo arpiona la pulzella
repente la parcella
presenta al suo signor:
"Beh proprio perché voi siete il sire
fan cinquemila lire
è un prezzo di favor".
"E' mai possibile o porco di un cane
che le avventure in codesto reame
debban risolversi tutte con grandi puttane,
anche sul prezzo c'è poi da ridire
ben mi ricordo che pria di partire
v'eran tariffe inferiori alle tremila lire".
Ciò detto agì da gran cialtrone
con balzo da leone
in sella si lanciò,
frustando il cavallo come un ciuco
fra i glicini e il sambuco
il Re si dileguò.
Re Carlo tornava dalla guerra
lo accoglie la sua terra
cingendolo d'allor,
al sol della calda primavera
lampeggia l'armatura
del sire vincitor.
Testo di: Fabrizio De Andrè e Paolo
Villaggio
Geniale! Citare De Andrè ricordando la battaglia di Poitiers è geniale. Complimenti per le sue opere maestro.
RispondiEliminaFernando D.